La gestione

Il Parco urbano etnobotanico e la nuova piazza dovranno diventare luoghi privilegiati per favorire il dibattito delle idee sui problemi che la città incontra nel suo divenire e delle necessità per rimanere al passo con i tempi e, per questo motivo, la progettazione, l’attuazione e il modello gestionale del Parco vanno attentamente programmati, seguiti e sostenuti con pervicacia e passione.

Solo procedendo in questa maniera il Parco urbano della Salinella “Laudato sì’” crescerà insieme ad una rinnovata sensibilità ambientale collettiva per un modo di vivere la città e la campagna all’altezza del nostro nobile passato.

L’attuazione di tutto questo comporta tempo, impegno e partecipazione dal basso: una frequentazione diffusa e costante della popolazione studentesca delle scuole e dell’Università della città per riflettere, in serrato confronto dialogico, in condivisione di obiettivi e in spirito di verità, per individuare, definire e percorrere il sentiero che porti la città fuori dalle secche in cui si è cacciata intraprendendo la strada per una nuova fase di sviluppo circolare capace di garantire alle nuove generazioni migliori condizioni di lavoro e di vita.

Per avviare questo complesso processo occorre sostenere pratiche colturali per la manutenzione del verde urbano e nuove forme d’ingegneria sociale per la gestione partecipata, magari attingendo alle nostre esperienze etno-antropologiche di successo del passato ma, soprattutto, sperimentandone di nuove.

Pertanto, non sarà sufficiente dotare la città di un adeguato verde urbano e di numerosi ed ampi spazi pubblici: occorre, altresì, assicurarne la piena e migliore fruibilità, aiutati anche dall’azione feconda dell’arte contemporanea.

Da qui nasce la necessità di dare vita alla società di scopo pubblico-privata, per garantire la gestione partecipata di manutenzione del Parco, la sua cura e animazione, sulla scorta di quanto si va già realizzando in molte città green d’Europa per assecondare la voglia di mobilitazione e la partecipazione responsabile dell’associazionismo a vocazione ambientale e socio-culturale della città.

 

La realizzazione di uno spazio pubblico come il Parco urbano etnobotanico “Laudato si’” interconnesso con la città costruita, gestito e fruito come “bene comune” è il modo migliore per incentivare e qualificare la vita di relazione, cementare la concatenazione generazionale e promuovere l’integrazione e l’inclusione culturale come lievito per cambiare ed innovare.

A Taranto, visto lo stato dell‘arte della realtà ambientale, è un gesto dovuto, un obolo necessario quale pegno di ciascun cittadino a marcare la volontà collettiva di girare pagina, volontà alla quale nessuno può sottrarsi.